(1984) – Fabio Concato – Fabio Concato

Articolo di Betelgeuse.

Siamo nel 1984, e il milanese Fabio Concato è già entrato nella cerchia dei cantautori più noti al grande pubblico. Merito del grande successo di “Domenica Bestiale“, di due anni prima, ma anche di alcune pregevoli cose risalenti al decennio precedente, come “A Dean Martin“, altra canzone baciata da un buon successo, nel 1977, con relativo album, ma non va dimenticata la sua partecipazione alle canzoni che accompagnano la celebre serie “Goldrake“: partecipa ai cori delle due sigle principali, “Ufo Robot” e “Shooting Star“, e canta come solista in altre due.

Artista sensibile, e dotato di un garbo non comune, piace per la sua voce pulita e intonata, adattissima a raccontare storie di vita quotidiana, quasi sempre incentrate sui sentimenti, ma proposte sempre in modo spontaneo, senza forzature e, soprattutto, senza messaggi criptici. Di solito sono storie che non hanno come protagonista l’età adolescenziale, ma si rivolgono a periodi leggermente più maturi della vita, liberi, se vogliamo, da tormenti interiori. I testi vengono spesso accompagnati da musiche di stampo pop semi acustico, ma non mancano episodi più aggressivi, fino a lambire atmosfere rock e addirittura tendenti al jazz.

Questo del 1984, intitolato semplicemente “Fabio Concato“, come il precedente del 1982, è, molto probabilmente, il suo album migliore, preparato con eleganza e tatto insieme ad alcuni tra i migliori session-man della scena nostrana.

I brani:

Fiore di Maggio

Ti ricordo ancora

Sexy tango

Tienimi dentro te

La Nave

Guido piano

Computerino

Quando sarò grande

Rosalina

Festa di mare

Si inizia con la bella “Fiore di Maggio“, dedicata alla figlia, con semplice ma efficace accompagnamento acustico, che declama un testo anch’esso semplice, che calza a pennello con l’atmosfera generale. Una canzone tra le più famose dell’intero repertorio di Concato.

Si prosegue con “Ti ricordo ancora“, dall’accompagnamento musicale leggermente più aggressivo, seppure sulla falsariga del precedente. Scorrono i ricordi nel testo, alcuni anche struggenti, come teneri quadretti della memoria, descritti con lucida ed efficace poetica.

Decisamente variegata, rispetto alle precedenti, è la ritmatissima “Sexy Tango“, con alcune variazioni nella parte finale che somigliano a delle improvvisazioni che testimoniano anche una certa propensione per atmosfere più folk e jazzate. Anche il testo risulta meno sdolcinato del solito, come anticipa il titolo, ma senza esagerazioni.

Segue “Tienimi dentro te“, ancora più vario dal punto di vista strumentale, e ancora con testo di stampo sentimentale, mentre la successiva “La Nave” parrebbe il pezzo meno incisivo dell’album, anche se descrive alcune situazioni personali dell’autore, come il servizio militare in Sardegna.

Guido piano” è un’altra canzone molto famosa di Concato, e con spiccate similitudini con “Fiore di Maggio“, per l’arrangiamento e le sonorità prettamente acustiche, costituite da molti arpeggi, e dal testo che non si discosta molto da altre tracce, protagonista la voglia di esternare i sentimenti con la consueta semplicità.

Una curiosa incursione nel sociale (o pseudo-tale) si riscontra in “Computerino“. Nel testo si immagina già, pur nell’ormai lontanissimo 1984, ciò che pc, tablet e cellulari fanno agevolmente oggi, e cioè comunicare in video e in tempo reale attraverso uno schermo, con, in aggiunta, una fantastica pluridecennale anticipazione di ciò che sarà lo “smart working” e la DAD”, nella parte del testo in cui si descrive della possibilità di “vedere il maestro in uno schermo, e di interromperlo premendo un tasto”. Musica allegrotta, con alcuni effetti elettronici che discostano totalmente la canzone dal resto dell’album.

Bella, e dal testo suggestivo e che fa pensare, “Quando sarò grande“, ma inferiore rispetto alle ultime due canzoni.

La prima è la deliziosa “Rosalina“, da apprezzare fino all’ultima nota, par il buon gusto e l’ironia, accompagnata da una musica allegrotta, che ci riporta a diversi decenni prima. Ricordo anche un’indimenticabile versione cantata da Gigi Proietti…

Il disco si conclude con quella che probabilmente è la vetta dello stesso, e cioè la bellissima “Festa di mare“, dal testo anch’esso delizioso, e dall’andamento musicale sognante e vario, in cui entrano, seppur in maniera appena percettibile, elementi di funky, e blues. E’ la seconda canzone più lunga dell’album, dopo “Tienimi dentro te“, ma rispetto a quest’ultima è notevolmente superiore.

Bel disco, senza ellissi ed iperboli, senza scomodare la parola “capolavoro”: è un bel disco e basta, da accettare ed ascoltare con gusto e piacere, apprezzando la sincerità dell’artista. E’ un disco che ci invita alla riflessione e all’ottimismo, pur senza consigliarci il paraocchi: le magagne purtroppo esistono ed esisteranno ugualmente, e lo stesso autore, a volte, lo fa capire tra i testi.

Buono il successo commerciale: l’album arriva al n.7 in hit parade tra gli album, e veleggia tra le primissime decine per circa 6 mesi, cosa che permette al disco stesso di risultare il dodicesimo più venduto in Italia nel 1984.

Voto 8 e mezzo

Articolo di Betelgeuse.

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